Nel contesto di una compravendita immobiliare l’acquirente deve sostenere delle spese.
Naturalmente dovrà corrispondere la cifra pattuita per il prezzo dell’immobile e, oltre a questa, gravano su di lui anche altri costi, come le imposte sull’acquisto.
Se l’oggetto d’acquisto è un immobile destinato a diventare la sua abitazione principale, chi compra potrà beneficiare di particolari agevolazioni che gli permettono di pagare queste tasse in misura ridotta rispetto al regime ordinario -> ci siamo occupati del Bonus prima casa in un altro articolo sul blog di Italiana Casa: clicca qui se vuoi leggerlo adesso.
E il venditore? Deve sostenere dei costi legati alla compravendita? Se sì, quali?
Vediamo insieme quali tasse sono dovute sulla vendita della casa.
Chiariamo subito che chi vende un immobile è tenuto a pagare delle imposte solo in determinati casi.
Infatti le tasse sulla vendita della casa sono dovute esclusivamente quando l’operazione genera plusvalenza, cioè quando il venditore ricava una somma più alta rispetto a quella che ha pagato per acquistare il bene.
In altre parole, viene tassato il guadagno che il venditore ottiene con la vendita, ma soltanto in precise circostanze.
La tassazione della plusvalenza si verifica quando:
- l’immobile che viene venduto è stato acquistato da meno di 5 anni;
- l’immobile non è pervenuto al venditore in seguito a una successione;
- l’immobile non è stato adibito a residenza del venditore né di un suo familiare nel periodo compreso tra l’acquisto e la vendita che ha generato la plusvalenza.
Se il proprietario non si trova in una di queste condizioni, allora la vendita non prevede alcun tipo di tassazione.
Ricapitolando, non è soggetta a tassazione la plusvalenza generata dalla vendita di:
- immobili acquistati da più di 5 anni;
- unità immobiliari urbane che da quando sono state acquistate fino al momento della vendita sono state utilizzate principalmente come abitazione principale del venditore o dei suoi familiari;
- immobili ricevuti tramite successione;
- immobili ricevuti in donazione, se questa è avvenuta dopo 5 anni dall’acquisto o dalla costruzione dell’immobile.
Plusvalenza sulla vendita: quale tassazione scegliere?
Se ti trovi nella situazione di dover corrispondere la plusvalenza, sappi che esistono due tipi di tassazione.
1.La tassazione ordinaria
La tassazione ordinaria prevede che la plusvalenza vada a confluire nel reddito complessivo del venditore, perciò verrà riportata nella dichiarazione dei redditi e cumulata con gli altri redditi imponibili ai fini IRPEF.
Scegliendo questo tipo di tassazione il calcolo delle imposte sulla plusvalenza e sul totale dei redditi sarà effettuato in base allo scaglione di reddito e all’aliquota di riferimento.
Di seguito riportiamo gli scaglioni IRPEF 2021 con le rispettive aliquote.
| SCAGLIONE IRPEF | REDDITO | ALIQUOTA |
| 1° scaglione | 0 – 15.000 euro | 23% |
| 2° scaglione | 15.001 euro – 28.000 euro | 27% |
| 3° scaglione | 28.001 euro – 55.000 euro | 38% |
| 4° scaglione | 55.001 euro – 75.000 euro | 41% |
| 5° scaglione | oltre 75.000 euro | 43% |
2.La tassazione separata
In alternativa alla tassazione ordinaria c’è la tassazione separata, sicuramente più vantaggiosa per il contribuente perché:
- prevede un’aliquota più conveniente;
- comporta l’esonero per legge dai controlli fiscali straordinari e dagli accertamenti induttivi.
In questo caso alla plusvalenza derivata dalla vendita dell’immobile si applica un’imposta sostitutiva del 20%.
Per scegliere questa modalità di tassazione il venditore deve fare richiesta in sede di rogito direttamente al notaio, che provvederà a versare l’imposta (in seguito al pagamento del venditore) e a comunicare i dati della vendita all’Agenzia delle Entrate.
Dunque se devi vendere casa considera bene la tua situazione per capire se sei tenuto a versare delle imposte sulla vendita e, eventualmente, a quanto ammontano.