tasse locazione

La locazione di un immobile comporta l’obbligo di pagare alcune tasse. Vediamo quali sono e quali novità sono state introdotte dalla Legge di Bilancio 2019.

1.L’imposta di registro.

La registrazione della locazione è una procedura da effettuare entro 30 giorni dalla firma del contratto ed è indispensabile affinché questo risulti valido.

In questa sede deve essere versata l’imposta di registro, una tassa che grava sia sull’affittuario che sul proprietario e che per gli immobili ad uso abitativo ammonta al 2% del canone annuo moltiplicato per il numero degli anni.

Invece per gli immobili strumentali l’imposta di registro è pari:

  • all’1% del canone annuo, se la locazione è effettuata da soggetti passivi Iva
  • al 2% in tutti gli altri casi.

Infine, per i fondi rustici l’imposta di registro è pari allo 0,50% del totale annuo moltiplicato per il numero delle annualità.

Se il contratto di locazione è a canone concordato riguardante un immobile situato in un Comune “ad elevata tensione abitativa” è prevista una riduzione del 30% della base imponibile sulla quale calcolare l’imposta.

Nel caso in cui il contratto venga disdetto anticipatamente e l’imposta di registro sia stata versata per l’intera durata prevista, l’importo pagato in eccesso può essere rimborsato.

2.L’imposta di bollo.

Al momento dell’avvio del contratto è richiesto anche il pagamento dell’imposta di bollo, da versare per ogni copia del contratto da registrare. L’onere è pari a 16 euro ogni 4 facciate scritte delll’atto e, comunque, ogni 100 righe.

3.L’imposta sui canoni di locazione.

Dato che i canoni di locazione costituiscono un reddito per il proprietario, devono essere dichiarati ogni anno all’Agenzia delle Entrate e, quindi, tassati ai fini Irpef.

Sta al locatore scegliere tra due diversi regimi di tassazione:

  1. IL REGIME FISCALE ORDINARIO: in questo caso l’ammontare dei canoni, ridotto in modo forfettario del 5%, è qualificato come reddito fondiario e confluisce nel reddito complessivo tassato con l’Irpef;
  2. LA CEDOLARE SECCA: si tratta di un regime di tassazione opzionale che prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva di Irpef, addizionali regionale e comunale e imposte indirette di registro e di bollo relative al contratto di locazione. La tassazione dei canoni avviene in misura fissa, pari al 21% del canone per i contratti a canone libero (di durata 4+4 anni) o al 10% del canone per i contratti a canone concordato (di durata 3+2 anni).

Il proprietario che sceglie di avvalersi della cedolare secca al momento della registrazione del contratto rinuncia alla possibilità di chiedere l’aggiornamento del canone di locazione; tuttavia spesso la cedolare è considerata più conveniente del regime ordinario in quanto, come abbiamo detto, dispensa dal pagamento dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo.

Quali sono le novità previste dalla Legge di Bilancio 2019 per i contratti di locazione?

La cedolare secca per le attività commerciali.

L’ultima Legge di Bilancio (art.9) ha esteso la possibilità di usufruire del regime agevolato della cedolare secca, finora limitata alle sole locazioni di natura abitativa, anche agli immobili commerciali.

Infatti da quest’anno i proprietari di negozi e attività commerciali che stipulano un nuovo contratto di affitto possono scegliere di pagare un’aliquota forfettaria al 21% del canone percepito anziché sottoporre i redditi a tassazione ordinaria.

Questo è possibile solo in presenza di determinati requisiti; clicca qui per leggere il nostro articolo dedicato.

Nuovi provvedimenti in arrivo sulla tassazione sui redditi da locazione.

Ad oggi i redditi da locazione devono essere dichiarati dal proprietario anche se l’inquilino è moroso.

In pratica il locatore può trovarsi nella spiacevole situazione di pagare le tasse su un reddito che in effetti al momento non ha ancora percepito.

Se si tratta di un immobile ad uso abitativo, il padrone di casa può rettificare la sua situazione solo una volta concluso il procedimento di convalida di sfratto, quindi in tempi lunghi e seguendo un complesso meccanismo di recupero.

Ma qualcosa sta per cambiare: la Legge di Bilancio 2019 e il progetto di legge sulla semplificazione fiscale, divenuto emendamento al Decreto crescita, stabiliscono che dal 1° gennaio 2020 la modalità di calcolo della base imponibile per le locazioni di immobili abitativi verrà modificata e concorreranno al reddito solo i canoni percepiti.

Questo vale per i contratti di locazione stipulati a partire dal 1° gennaio 2020 e interessa solo gli immobili ad uso abitativo;  le locazioni che riguardano immobili commerciali attualmente sono escluse dal progetto di legge.

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