Dietrofront del Governo sull’estensione della cedolare secca ai contratti di locazione di immobili commerciali di categoria catastale C1.
Dal 2020 si torna al regime fiscale ordinario.
Cedolare che viene, cedolare che va.
La Manovra 2020 continua riservare delle sorprese in ambito immobiliare nel settore delle locazioni, ma stavolta gli ultimi aggiornamenti non portano nulla di buono.
Nel nostro articolo “Cedolare secca 2020 su locazione a canone concordato: l’aumento non ci sarà” abbiamo visto che il Governo ha deciso di non alzare l’aliquota agevolata della cedolare secca sui contratti di locazione a canone concordato, che resterà al 10% anche il prossimo anno.
Questa notizia positiva è però seguita a breve distanza da un brusco addio.
Infatti in commissione di Bilancio al Senato gli emendamenti a conferma della cedolare sulla locazione di immobili commerciali sono stati bocciati.
Questo significa che non ci sarà alcuna proroga per questa misura giovanissima, in vigore solo da pochi mesi, in quanto introdotta con la Manovra 2019.
Cedolare secca negozi: di cosa si tratta?
La scorsa Legge di bilancio aveva esteso la possibilità di optare per la cedolare secca con aliquota fissa al 21% anche ai locatori privati, persone fisiche, che affittano immobili di categoria catastale C1 (negozi e botteghe) aventi una superficie non superiore a 600 metri quadrati.
Requisito fondamentale per poter scegliere il regime di tassazione opzionale è che il contratto venga stipulato nel 2019 e che alla data del 15 ottobre 2018 non risulti già in essere un contratto non scaduto tra i medesimi soggetti, che abbia per oggetto lo stesso immobile, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale.
Cedolare secca negozi: cosa cambia dal 2020?
La cedolare secca sull’affitto di negozi era stata introdotta con l’intento di dare una boccata di ossigeno al commercio tramite benefici fiscali che consentissero ai proprietari di risparmiare sulle tasse, limitando così la crisi del mercato dei locali commerciali, e allo stesso tempo per scoraggiare l’evasione fiscale.
Mantenere l’aliquota forfettaria al 21% sarebbe stata una scelta saggia perché la misura è rimasta in vigore per troppo poco tempo affinché siano visibili dei risultati concreti in questo senso.
A questo punto pare ormai delineato il destino della cedolare secca sugli immobili commerciali che, in scadenza il 31 dicembre 2019, resterà limitata ai contratti stipulati quest’anno e potrà essere salvata solo con un intervento parlamentare dell’ultimo minuto.