Il 16 dicembre scorso è scaduto il termine per il pagamento dell’IMU e della TASI.
Vediamo cosa sono queste imposte, su quali immobili sono dovute e cosa fare se il contributo non è stato ancora versato.
Cosa sono l’IMU e la TASI?
L’IMU e la TASI sono rispettivamente l’Imposta municipale propria, che va pagata sugli immobili di cui si è proprietari, e la Tariffa sui Servizi Indivisibili, dovuta al Comune per quei servizi utilizzati in generale da tutti i cittadini per i quali non è possibile individuare un’utenza specifica (ad esempio l’illuminazione pubblica, la manutenzione stradale e del verde pubblico, la protezione civile, la vigilanza urbana, ecc.).
Chi deve pagare l’IMU?
Deve pagare l’IMU:
- chi è proprietario o detiene un diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi o superficie) di un immobile, un terreno o un’area edificabile,
- chi è locatario di immobili concessi in leasing, anche se si tratta di immobili da costruire o in corso di costruzione.
Invece sono esclusi dal pagamento dell’imposta le abitazioni principali di categoria catastale A2, A3, A4, A5, A6 e A7, i fabbricati rurali strumentali e i terreni nei comuni montani.
Se l’immobile è in comproprietà, ogni proprietario deve versare la propria quota di IMU in proporzione alla percentuale di possesso.
Dal momento che si tratta di una tassa sulla proprietà, nel caso in cui il bene sia affittato non spetta al conduttore pagarla.
Chi deve pagare la TASI?
La TASI è dovuta per qualunque immobile utilizzato, eccetto:
- le prime case non di lusso,
- gli immobili per i quali il Comune ha deliberato aliquota zero,
- i terreni.
Quindi la Tariffa sui Servizi Indivisibili si paga al Comune sulle abitazioni principali di lusso (categorie A1, A8 e A9), sulle seconde case e su tutti gli altri immobili (ad esempio laboratori, negozi, capannoni, box non di pertinenza dell’abitazione principale).
Se l’immobile non è utilizzato direttamente dal proprietario, anche l’utilizzatore (inquilino, comodatario) è tenuto a versarla.
IMU e TASI: cosa succede se si paga in ritardo?
Lunedì 16 dicembre 2019 è stato l’ultimo giorno a disposizione dei contribuenti per versare l’IMU e la TASI.
Chi non ha pagato le imposte entro tale data può ricorrere alla procedura del “ravvedimento operoso“, che dà un anno di tempo per versare quanto dovuto con un importo maggiorato.
Infatti il ravvedimento operoso consiste nel ricalcolo dell’imposta con l’applicazione degli interessi e delle sanzioni, che variano a seconda del ritardo con il quale verranno corrisposti gli importi.
Esistono quattro tipi di ravvedimento:
- Ravvedimento sprint: per un ritardo fino a 14 giorni viene applicata una sanzione pari allo 0,1% dell’importo dovuto al giorno (fino a un massimo dell’1,4% per 14 giorni di ritardo), più gli interessi per ogni giorno di ritardo nel pagamento, conteggiati sul tasso di interesse annuo;
- Ravvedimento breve: per un ritardo dal 15º fino al 30º giorno; la sanzione da applicare sarà pari al 1,5% più gli interessi;
- Ravvedimento medio: per un ritardo dal 30º giorno fino al 90º la sanzione è fissa del 1,67% dell’importo da versare, più gli interessi giornalieri calcolati sul tasso di riferimento annuale;
- Ravvedimento lungo: per un ritardo che va dal 31º giorno fino a un anno; in questo caso la sanzione è del 3,75%, più gli interessi.
Trascorso un anno dal termine di scadenza, non si potrà più beneficiare del ravvedimento operoso e l’importo di IMU e TASI dovrà essere pagato con la maggiorazione della sanzione fissa del 30%, più gli interessi.
Il modello F24 da utilizzare per regolarizzare i pagamenti e i codici da inserire per indicare sanzioni e interessi sono disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate; puoi consultare la pagina dedicata cliccando qui.